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2010, un anno per ricominciare

 
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Il nuovo anno? Premierà le Borse

di Morya Longo

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2 Gennaio 2010

L'economia mondiale si risolleverà dallo shock del 2009. Le Borse le andranno al traino. Mentre per i titoli di stato la festa è destinata a finire: i prezzi scenderanno e i rendimenti saliranno. Chi con maggiore ottimismo, chi con qualche punta di scetticismo, su un punto gli economisti sono tutti d'accordo: il 2010 ci porterà fuori dal tunnel della grande crisi. «Il Sole 24 Ore» ha passato in rassegna una ventina di previsioni sul nuovo anno effettuate da banche, gestori di fondi ed economisti: tutti credono nella ripresa economica. Nessuno escluso. E tutti credono che la congiuntura porterà con con sé anche le Borse: i dieci maggiori gestori americani prevedono per esempio che Wall Street salirà dell'11% nel 2010. Solo sul destino del dollaro le opinioni sono tutte diverse. Chi crede che continuerà ad indebolirsi, chi pensa che si riprenderà e chi ritiene – par condicio – che resterà stabile. Ecco l'oroscopo dei mercati. Tra un anno sapremo anche se è azzeccato.

Economia fuori dal tunnel
Che il nuovo anno sia migliore di quello vecchio lo pensano tutti: sarà una convinzione, una speranza o un luogo comune, sta di fatto che le stime sono tutte in crescita. Il Pil mondiale dovrebbe salire del 3,7%: le stime sulla crescita vanno dall'ottimistico 4,4% di Bank of America, al 2,5% di Socièté Générale. E a trainare la crescita, pensano in tanti, saranno i paesi emergenti: quelli asiatici (Cina e India) in primis. L'ottimismo di Bank of America nasce da varie considerazioni: per esempio dal fatto che molti settori industriali sono stati troppo penalizzati e ben presto registreranno uno sprint di attività. Altri economisti sono invece più cauti. Quelli di Ubs, pur prevedendo una crescita economica mondiale del 3,6% quest'anno, pongono l'accento sui rischi: l'eventuale cambio della propensione al risparmio delle famiglie americane, la possibile crescita dei prezzi delle energie, il non escluso rigurgito di protezionismo.

Due saranno però le vere incognite del 2010. Uno: l'inflazione (ritenuta secondo molti un non-problema). Due: la cosiddetta exit strategy, cioè la fine delle politiche di sostegno all'economia e alla finanza. Qualcuno prevede i primi rialzi dei tassi d'interesse nel 2010 da parte della Fed Usa (Ubs stima i Fed Funds all'1% a fine anno), ma tutti sono convinti che le banche centrali di Usa ed Europa ritireranno i grandi aiuti del 2009. «Le banche centrali – scrive Mps Capital Services – saranno impegnate nella non facile operazione di rimozione delle manovre implementate in precedenza». Questo è il vero punto interrogativo: il ritiro del grande salvagente potrebbe far affogare il mondo in una nuova crisi? Nessuno, purtroppo, risponde.

Borse in crescita
Conseguenza della ripresa economica sarà il continuo rialzo delle Borse. Trevor Greetham, direttore asset allocation di Fidelity, lo dice chiaro e tondo: «Per la prima volta dal 2007 siamo di nuovo in presenza di condizioni favorevoli per coloro che vogliono investire in azioni, con i mercati emergenti e l'Asia in prima fila». Bank of America è d'accordo: calcola che nonostante i rialzi del 2009, i prezzi delle azioni restano tutt'ora sotto la media dell'ultimo decennio in rapporto agli utili. Detto in parole povere: le azioni sono ancora sottovalutate.
Le previsioni sono dunque tutte all'insegna dell'ottimismo. Secondo i dieci maggiori gestori Usa, Wall Street dovrebbe salire quest'anno di un ulteriore 11%, grazie agli utili aziendali in ripresa di oltre il 26%. Settori più gettonati: energia, materie prime e sanità. Positiva (o al peggio stabile) anche l'Europa. Deutsche Bank stima che l'indice europeo Stoxx 600 potrebbe salire a fine 2010 intorno a quota 280 punti dai 253 attuali: rialzo – in questa ipotesi a cui gli analisti assegnano una probabilità del 45% – del 10%. Ottimista anche Nomura, che stima l'indice europeo Stoxx 50 in crescita a fine anno del 7,8%.

Titoli di stato: si salvi chi può
«L'unica fonte di preoccupazione è rappresentata dai titoli di stato». Anche su questo punto Trevor Greetham di Fidelity è perentorio. E la sua opinione è sostanzialmente condivisa da tutti. Il livello oggi molto basso dei rendimenti, la riduzione degli acquisti da parte delle banche centrali e la valanga di emissioni attese per il 2010 rende infatti il settore dei titoli di stato un terreno minato. Quest'anno solo in Europa sono attese emissioni di bond governativi per circa mille miliardi di euro: una valanga che peserà sulle quotazioni. Morale: tutti attendono una frenata dei prezzi e un rialzo dei rendimenti.

Corporate bond in luce
L'anno appena chiuso è stato eccezionale per le obbligazioni aziendali, con emissioni record e un rally dei prezzi senza precedenti. Quindi il 2010 sarà negativo? Gli analisti non credono. Societé Générale stima che gli spread (cioè gli extra-rendimenti rispetto ai titoli di Stato) scenderanno ancora del 45% rispetto ai 170 punti base attuali: segno che i prezzi saliranno e i rendimenti caleranno. Non si tornerà ai livelli pre-crisi (43 punti base sopra i titoli di Stato), ma il rally continuerà. Stessa opinione per altre banche. Per esempio Barcalys: le quotazioni dei corporate bond continueranno a «normalizzarsi». «Il mercato del credito – scrivono gli analisti della banca inglese – beneficerà della mancanza di alternative che garantiscano alti rendimenti».

  CONTINUA ...»

2 Gennaio 2010
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